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Censimento degli uccelli nidificanti nella Riserva Naturale della foce del Neto e nell'area della Sila Grande
Sergio Scebba e Olena Tryasko
Introduzione
La conoscenza della distribuzione geografica di una specie è indispensabile per individuare i fattori ambientali che ne determinano la presenza e l’abbondanza in una determinata area. Pertanto, uno studio qualitativo e quantitativo sulla comunità degli uccelli nidificanti può servire per integrare e ampliare le conoscenze faunistiche e conservazionistiche e quindi fornire validi strumenti per la gestione di specie e di aree di particolare interesse. Va infatti considerato che gli uccelli, per la loro mobilità e per la facilità con cui possono colonizzare gli ambienti idonei, costituiscono dei validi indicatori ecologici, soprattutto durante il periodo riproduttivo, fornendo una corretta diagnosi dello stato di salute di un ecosistema.
In Italia il primo progetto collettivo condotto a livello nazionale è stato il Progetto Atlante Italiano (PAI), promosso dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS) e dal Centro Italiano Studi Ornitologici (CISO) e svoltosi nel periodo 1983-
L'area in cui è stata condotta questa ricerca manca di un organico monitoraggio ambientale, in particolare per quanto riguarda la foce del fiume Neto: i dati raccolti hanno quindi consentito di svolgere un’indagine qualitativa in grado di redigere la lista faunistica e di determinare la distribuzione delle specie; inoltre i rilevamenti effettuati con uno sforzo costante hanno fornito, almeno per alcune specie, dati sull’abbondanza relativa, un'informazione certamente superiore al semplice dato di presenza/assenza.
Area di studio
La foce del fiume Neto è uno degli ultimi ambienti umidi della costa ionica della Calabria, nonchè uno degli ambienti più interessanti dal punto di vista ecologico e naturalistico. Posta tra i comuni di Crotone e Strongoli, è una zona umida di rilevante importanza naturalistica; nel 1976 è stata istituita un'Oasi di Protezione della Fauna su 1633,90 ha (Decreto Giunta Regionale n. 2022 del 15/09/76), mentre una zona più ampia della foce è stata individuata dalla Regione Calabria e proposta dall’Italia quale Sito di Interesse Comunitario (SIC), ai sensi della Direttiva Habitat (92/43/CEE) con la denominazione Foce del Neto per complessivi 656 ha; essa è inoltre inclusa nell’IBA “Marchesato e Fiume Neto” come Zona di Protezione Speciale (ZPS) per la tutela dell'habitat naturale degli uccelli selvatici in base al DGR del 27 giugno 2005.
La vasta superficie del territorio preso in considerazione rende possibile il diversificarsi di vari ambienti e formazioni vegetali. L'area in cui sono presenti i tre laghi è caratterizzata dalla presenza diffusa di boschi naturali; la pineta pura di Pino laricio costituisce la formazione vegetale più estesa in una fascia compresa tra 1.000 e 1.400 metri di altitudine; al limite inferiore si associa con il Cerro, il Castagno ed altre Querce caducifolie e verso l'alto con il Faggio e l'Abete bianco. Sul suolo nudo ove la pineta si è insediata, si è affermata nel tempo la flora più varia, dalle Graminacee ai vari trifogli, agli asfodeli, alle felci e ai vari arbusti (cisti, rose canine, rovi, lamponi, biancospini, meli selvatici) per arrivare alle Latifoglie come il Faggio, l'Acero e l'Ontano. La foce del Neto è invece caratterizzata da un ambiente palustre con vegetazione ripariale relitta formata da canneti, tamerici e salici; è inoltre presente una fitta boscaglia naturale che mostra gli aspetti della foresta mista ed in cui compare il Pioppo bianco, il Salice, l’Ontano, la Tamerice, l’Olmo, il Frassino ed un ricco sottobosco a Juncus pragmites, equisetum ed altre essenze. Gli ambienti circostanti sono rappresentati da aree agricole con insediamenti e case sparse.
Inoltre è stato monitorato il tratto di mare antistante la costa compreso tra la foce del fiume Neto e la foce del fiume Crocchio nel comune di Cropani, effettuando a bordo di una imbarcazione un percorso di circa 70 km; per l'alto grado di naturalità la foce del Crocchio è stata inserita nei siti del progetto Bioitaly, aree protette di interesse comunitario.
Metodologia utilizzata
La tecnica di rilevamento prescelta è quella dei punti di ascolto senza limiti di distanza che consiste nel conteggio di tutti gli individui rilevabili acusticamente o visivamente entro e oltre un certo raggio da un punto fisso in un determinato intervallo di tempo. Viene effettuata una distinzione tra gli individui visti o sentiti entro un raggio di 100 m e quelli oltre tale raggio per poter correlare con precisione i dati ornitologici alle variabili ambientali. La durata di ciascun punto d'ascolto/osservazione è di 10 minuti dopo 5 minuti di pausa iniziale in accordo con la metodologia adottata nell'ambito del programma di monitoraggio degli uccelli nidificanti in Italia "Mito 2000". I punti di ascolto sono stati effettuati tra il 1 giugno ed il 31 luglio, dall'alba alle 11.00 e dalle 17.30/18.30 al tramonto, individuandoli in modo da controllare tutto il territorio in esame.
Per quanto riguarda il transetto marino costiero, si è proceduto navigando da nord verso sud ad una distanza di circa 2 km dalla costa e contando tutti gli individui di tutte le specie osservate.
Per ogni punto è stata compilata una scheda su cui sono stati riportati l'unità cartografica in cui è collocato, gli habitat (inclusi quelli antropici: strade asfaltate, strade sterrate, case sparse, abitati) presenti entro i 100 m dal punto d'ascolto e le relative percentuali, l'ora, le condizioni meteo, i rilevamenti ornitologici con indicazione di specie, numero d'individui, sesso e se possibile età (ad., juv.). Per ciascun contatto, allo scopo di trasformare il dato relativo al numero d'individui rilevati in stima del numero di coppie nidificanti, sono stati annotati eventuali comportamenti territoriali o che potevano costituire un indice di riproduzione. La descrizione ambientale associata a ciascun punto d'ascolto è basata sull'importanza percentuale di classi di copertura predefinite entro il raggio di 100 m dall'osservatore. Per la descrizione dell'habitat si è fatto riferimento alla codifica delle classi di copertura tratta dalla classificazione elaborata nell'ambito del Programma CORINE (Coordinated Information on the European Environment) per la realizzazione della Carta della copertura del suolo (CORINE Land-
Tutti i punti d’ascolto sono stati georeferenziati in base alla Carta Topografica d'Italia dell'Istituto Geografico Militare alla scala 1:25.000. Ciò ha permesso di legare i dati faunistici con quelli ambientali relativi all’uso del suolo e alla geografia e topologia del territorio.
Risultati
Le indagini sono state effettuate nel corso delle stagioni riproduttive 2009-
La presenza di vaste estensioni boscate, alternate con prati, pascoli, zone cespugliate e corsi d'acqua, ha consentito di rilevare la nidificazione di numerose specie, in particolare del Fringuello, particolarmente diffuso, del Picchio muratore, del Rampichino, del Colombaccio, della Ghiandaia, del Luì piccolo, della Cincia mora e probabilmente anche del Luì verde e della Cincia bigia. Dove il bosco diventa più rado e sono presenti ampie zone cespugliate per l’abbandono di seminativi e di pascoli sono state osservate specie tipiche di questi ambienti come lo Scricciolo, il Codirosso, la Sterpazzola, la Sterpazzolina, la Capinera, l'Averla piccola, il Cardellino, lo Zigolo nero, mentre nelle praterie rimaste sono state rilevate l'Allodola e la Quaglia. Altre specie interessanti di cui è stata accertata la nidificazione sono state la Tordela, lo Zigolo muciatto, la Passera lagia, il Lucherino, la Tottavilla, mentre le osservazioni di Culbianco, Stiaccino, Prispolone e Calandro fanno ritenere queste specie come probabilmente nidificanti.
Negli ultimi lembi di bosco planiziale e nei canneti di cannuccia palustre e di tifa presenti nella zona umida della foce del Neto è stata invece accertata la nidificazione di alcune interessanti specie, come il Gruccione, il Martin pescatore, l'Usignolo di fiume, il Beccamoschino, la Cannaiola ed il Cannareccione, mentre le osservazioni di Fratino fanno ritenere questa specie un probabile nidificante. Viceversa, le ripetute osservazioni effettuate nel tratto di mare indagato hanno evidenziato la regolare presenza, soprattutto in prossimità della foce del Neto, di diversi individui di Gabbiano comune e di adulti ed immaturi di Gabbiano reale mediterraneo, senza peraltro rilevare nessun sito di nidificazione.
Nel confronto con i dati riportati nel PAI, 68 specie sono state confermate come certamente nidificanti, 16 (Tarabusino, Piro piro piccolo, Allocco, Ghiandaia marina, Rondine montana, Calandro, Prispolone, Stiaccino, Culbianco, Canapino, Sterpazzola, Luì verde, Codibugnolo, Cincia bigia, Corvo imperiale e Crociere) sono ora invece considerate solo probabilmente nidificanti, mentre per altre 15 non vi sono state osservazioni in periodo riproduttivo o, comunque, non è stato ottenuto alcun indizio di nidificazione (Nibbio bruno, Nibbio reale, Grillaio, Fagiano, Occhione, Corriere piccolo, Piccione selvatico, Succiacapre, Calandra, Merlo acquaiolo, Monachella, Codirossone, Passero solitario, Sterpazzola di Sardegna e Pendolino). Va comunque precisato che per quanto riguarda i laghi silani i punti di ascolto/osservazioni sono stati effettuati solo in prossimità degli invasi e nelle aree immediatamente circostanti, mentre per quanto riguarda il fiume Neto ci si è limitati all'area che ricade intorno alla foce. Ciò potrebbe essere una delle cause del mancato rilevamento di alcune specie, a cui va poi aggiunta la ridotta scala delle cartine riportate dal PAI che non consentono una esatta localizzazione geografica del rilevamento e quindi una corretta comparazione con i dati raccolti.
Per le specie precedentemente indicate come nidificanti probabili, sei (Cuculo, Torcicollo, Allodola, Sterpazzolina, Averla capirossa e Zigolo nero) sono ora considerate certamente nidificanti, mentre per quattro (Astore, Picchio rosso mezzano, Passera scopaiola ed Ortolano) non vi sono state osservazioni in periodo riproduttivo. Per le quattro specie indicate come eventuali dal PAI, per il Picchio rosso minore si sono avuti indizi di nidificazione certa, per il Falco pecchiaiolo è probabile la nidificazione, mentre per il Biancone e per la Coturnice non sono state registrate presenze in periodo riproduttivo. Oltre alle specie precedentemente indicate dal PAI sono state riscontrate due nuove specie nidificanti (Tortora dal collare e Gruccione), quattro specie (Svasso maggiore, Lodolaio, Fratino e Regolo) probabilmente nidificanti e due specie (Colombella e Balia dal collare) eventualmente nidificanti.
Dal confronto invece con i dati riportati nelle cartine del progetto MITO2000 relativo alla distribuzione degli uccelli comuni nidificanti in Italia per gli anni 2000-