La Stazione di inanellamento "Malga Rosello"
Storia della stazione, inquadramento geografico e caratteristiche:
nel 2005 la Regione Lombardia ha ritenuto opportuno dare un forte impulso allo studio della biodiversità nella Foresta Demaniale "Val Grigna" compresa tra i comuni di Berzo inferiore, Bienno, Bovegno, Esine e Gianico, tra la quota minima di 1.000 m e quella massima di 2.207 m del Monte Crestoso, avviando un qualificato progetto di lavoro con il coinvolgimento dell'Università dell'Insubria, dell'Ente Regionale per i Servizi all'Agricoltura e alle Foreste (E.R.S.A.F.) e della Provincia di Brescia. Gli uccelli rappresentano una componente molto importante della comunità presente nell'area ed il numero di specie presenti è fortemente condizionato dai flussi migratori. Pertanto, a partire da agosto 2005, il Gruppo Inanellamento Limicoli (GIL, Napoli) ha avviato un'indagine preliminare sull'avifauna per conto della Regione Lombardia e della Provincia di Brescia e dal 2006 al 2011 ha organizzato una stazione d'inanellamento per studiare la componente avifaunistica e quindi monitorare la migrazione post-riproduttiva, individuare le specie presenti ed il loro status fenologico per conto dell'ERSAF su disposizione dell'U.O. Pianificazione Faunistica e Venatoria - Direzione Generale Agricoltura della Regione Lombardia; l'attività è poi proseguita nel 2012 essendosi il GIL aggiudicato il bando di gara promosso dall'ERSAF. Successivamente la Regione Lombardia ha deciso di interrompere il progetto rinunciando al monitoraggio dell'avifauna che attraversa l'area alpina lombarda ad una delle quote più alte, nonostante questa sia stata condotta con metodologie standardizzate ed in collaborazione con ricercatori inglesi, ungheresi, polacchi e bulgari in modo da promuovere il progetto anche all'estero.
La Stazione d'inanellamento di Malga Rosello è stata localizzata in località Rosello di Sopra (45° 51' N, 10° 16' E) a quota 1.705 m s.l.m. nel comune di Esine (Brescia), in una zona di versante lungo una linea di flusso di alta montagna seguita in buona parte dai migratori che discendono dal Passo del Maniva; è stata ospitata presso il Centro di Formazione Faunistica "Alpe Rosello" dove l'Assessorato Caccia e Pesca della Provincia di Brescia ha allestito un Centro Studi sulla gestione ambientale grazie ad una convenzione stipulata con l'ERSAF. Il Centro si trova all'interno della Foresta Demaniale Regionale "Val Grigna", adiacente alla Valle Camonica, che si estende sui crinali di confine tra la Val Trompia ed il Parco dell'Adamello. La Stazione ha iniziato lo studio della migrazione post-riproduttiva nel 2005 e da allora è stata attiva ogni anno durante il periodo della migrazione post-riproduttiva. In particolare, l'attività è stata effettuata continuativamente dal 28 agosto al 12 ottobre 2005 (pentadi 49-57 e parte della pentade 48), dal 20 agosto al 27 ottobre 2006 (pentadi 47-60), dal 19 agosto al 17 ottobre 2007 (pentadi 47-58), dal 22 agosto al 18 ottobre 2008 (pentadi 47-59), dal 21 agosto al 18 ottobre 2009 (pentadi 47-59), dal 23 agosto al 18 ottobre 2010 (pentadi 48-57 e parte delle pentadi 47, 58 e 59), dal 22 agosto al 16 ottobre 2011 (pentadi 48-57 e parte delle pentadi 47 e 58) e dal 23 agosto al 21 ottobre 2012 (pentadi 48-58 e parte delle pentadi 47 e 59).
Habitat della stazione:
il paesaggio è tipicamente di media ed alta montagna caratterizzato dalla presenza di estese formazioni boschive inframmezzate da zone aperte, prati umidi e pareti rocciose strapiombanti. L'area è percorsa da numerosi ruscelli alcuni dei quali, pur se con portata ridotta, hanno acqua per tutto il corso dell'anno. In corrispondenza di piccole depressioni o in prossimità di ruscelli si ritrovano radure popolate da sfagni che formano minuscoli tappeti ed in cui si concentrano le principali specie della flora tipiche di questi ambienti. L'essenza dominante è il Larice Larix decidua presente con formazioni disetanee ed a cui si accompagna l'Abete rosso Picea excelsa. Il Mirtillo nero Vaccinium myrtillus è invece la specie dominante che forma il sottobosco basso della Lariceta e cresce ampiamente frammisto al Rododendro Rhododendron ferrugineum, una pianta che tende sempre più a diffondersi occupando molto spesso le aree destinate al pascolo; nelle zone più aperte il Mirtillo nero è presente in associazione con il Mirtillo rosso Vaccinium vitis-ideae, con il Ginepro Juniperus communis var. montana e con il Brugo Calluna vulgaris. I mirtilli sono più abbondanti là dove la foresta tende a diradarsi; dove questa lascia dei vuoti, nelle zone umide ma senza la presenza di ristagno d'acqua, è diffuso anche il Lampone Rubus idaeus. Di conseguenza, il Rodoreto-vaccinieto laricetoso viene a costituire la fitocenosi più tipica dell'area. Molto frequenti sono gli arbusti di Sorbo degli uccellatori Sorbus aucuparia e nello strato arbustivo tra i rododendri è presente il Sorbo alpino Sorbus chamaemespilus; diffuso è anche il Maggiociondolo comune Cytisus laburnum, mentre a quote maggiori si ritrovano macchie di alberi di Ontano verde Alnus viridis. Al termine della Lariceta inizia la prateria alpina con ampie aree che si estendono fino alla cima dei monti circostanti la valle. La prateria alpina è mantenuta tale grazie all'alpeggio, la tradizionale pratica di allevamento in montagna: bovini, ovini ed equini vengono portati in quota durante il periodo estivo per poter sfruttare la risorsa dei pascoli. Di particolare interesse è la presenza nell'area di un piccolo nucleo di Camoscio delle Alpi Rupicapra rupicapra rupicapra, frutto di un'operazione di reintroduzione condotta dall'Assessorato Caccia e Pesca della Provincia di Brescia, e di un discreto numero di capi di Cervo Cervus elaphus e di Capriolo Capreolus capreolus; inoltre inoltre da un anno all'altro tendono ad aumentare sempre di più le tracce della presenza del cinghiale Sus scrofa.
Tipologia di cattura:
la Stazione di Malga Rosello ha operato mediante una costante e standardizzata attività di cattura e inanellamento: per tutto il periodo della ricerca la metodologia di cattura è consistita nell'utilizzo di tre transetti di reti verticali tipo mist-nets di diversa lunghezza (12-18 m) per uno sviluppo complessivo di 378 m montati tra quota 1700 e quota 1730 metri s.l.m.. Il primo, formato da nove reti da 12 metri e da due da 18 con maglia da 22 mm, cinque sacche da 75 cm per un'altezza di 3,75, è stato montato su di una cresta completamente all'interno del bosco di larici in modo da formare una linea continua per una lunghezza di 144 metri; il secondo, formato da otto reti da 12 metri e da tre da 18 con maglia da 19 mm, sei sacche da 60 cm per un'altezza di 3,60, è stato posto su di un dosso in modo da costituire un semicerchio ai margini dei larici e monitorare anche gli uccelli abituati ad utilizzare gli spazi aperti, per una lunghezza di 150 metri; il terzo è stato invece montato al margine di un boschetto di larici che si erge isolato tra i primi due transetti ed è stato composto da quattro reti da 12 e due da 18 metri con maglia da 22 mm, cinque sacche da 75 cm per un'altezza di 3,75 arrivando ad una lunghezza totale di 84 metri.
Obiettivi della Stazione:
Le catture effettuate sugli uccelli in migrazione, condotte secondo metodologie standardizzate per alcuni anni, possono consentire di ricavare dei trends attendibili sulle variazioni di densità delle popolazioni migranti e di confrontarli, là dove possibile, con quelli accertati in altre stazioni d'inanellamento. Pertanto la Stazione ha ritenuto opportuno esaminare una serie di aspetti legati all'ecologia delle popolazioni presenti ed alla migrazione, quali
1 - caratterizzare biometricamente le popolazioni migranti;
2 - indagare sull'origine geografica delle popolazioni che migrano attraverso le Prealpi lombarde;
3 - valutare la composizione delle popolazioni migranti per classi di sesso ed età per accertare eventuali fluttuazioni, determinare il rapporto giovani/adulti e valutare l'esistenza di differenze nei tempi di migrazione (distribuzione temporale);
4 - esaminare le condizioni fisiche e le riserve di grasso degli individui catturati in migrazione per valutare le strategie utilizzate e calcolare eventualmente l'autonomia potenziale di volo;
5 - accertare i tassi di sopravvivenza e la fedeltà all'area di sosta (sulla base delle ricatture in anni successivi a quello dell'inanellamento);
6 - identificare i principali problemi incontrati dalle specie migratrici, in termini di qualità di habitat e di disponibilità alimentari, con particolare riguardo agli aspetti conservazionistici ed alla gestione dell'avifauna selvatica.
Le catture
Elenco delle specie presenti