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La Stazione di inanellamento "Monte Vaccaro"
Storia della stazione, inquadramento geografico e caratteristiche:
nell’area in cui è localizzata la Stazione è stato attivo in passato il Roccolo Alvit, conosciuto anche come Roccolo del Monte Vaccaro, la cui origine risale agli anni ‘30.
A partire da agosto 2014 il Gruppo Inanellamento Limicoli ha organizzato una stazione d'inanellamento per studiare la componente avifaunistica dell'area e quindi monitorare la migrazione post-
La Stazione è localizzata in località 1.A Baita del Monte Vaccaro (45° 54' N, 09° 53' E) a quota 1.369 m s.l.m. nel comune di Parre (Bergamo), in una zona di versante lungo una linea di flusso di alta montagna seguita dai migratori che attraverso il Passo della Presolana raggiungono la piana di Clusone e da qui discendono la Valle Seriana ed è situata su territorio protetto, in quanto facente parte del Parco Regionale delle Orobie Bergamasche; sulla stessa superficie vincolata a Parco, nel 2005 con decreto del Ministero dell’Ambiente è stata successivamente istituita la ZPS “Parco Regionale delle Orobie Bergamasche”. La Stazione è attiva durante il periodo della migrazione post-
Habitat della stazione:
il paesaggio è tipicamente di media ed alta montagna caratterizzato dalla presenza di estese formazioni boschive inframmezzate da zone aperte e pareti rocciose strapiombanti. Il contesto naturale che si estende intorno alla Stazione è costituito da circa 140 ettari di pascolo nudo, da anni ben caricato, con buona componente floreale e ricco di entomofauna e da circa 23 ettari di bosco resinoso caratterizzato in parte da abetine, soprattutto Abete rosso Picea excelsa ed a cui si accompagna il Larice Larix decidua, ed in parte da latifoglie miste, in particolare Faggio Fagus sylvatica, di cui alcuni esemplari secolari. Sono inoltre frequenti Pino mugo Pinus mugo, Betulla Betula pendula, Maggiociondolo comune Cytisus laburnum, Sorbus sp., Sambuco Sambucus nigra, Biancospino Crataegus monogyna e Sorbo degli uccellatori Sorbus aucuparia, con vegetazione alta da 5 a 10 m. Nel sottobosco è diffuso il Lampone Rubus idaeus, mentre ai margini si trova il rovo Rubus ulmifolius.La superficie di questi ambienti si estende da 1.380 mt. fino a 1.850 mt. In quest’area è presente una sorgente perenne e quattro pozze di abbeverata del diametro di circa 10 metri. L'area è inoltre percorsa dal torrente Fontagnone, un affluente del fiume Serio.
Al termine dell'abetina inizia la prateria alpina con ampie aree che si estendono fino alla cima dei monti. La prateria alpina è mantenuta tale grazie all'alpeggio, la tradizionale pratica di allevamento in montagna per cui i bovini vengono portati in quota durante il periodo estivo per poter sfruttare la risorsa dei pascoli. Di particolare interesse è la presenza nell'area del Monte Vaccaro del Cervo Cervus elaphus, frutto di immissioni fatte dal Servizio faunistico della Provincia di Bergamo, e del Capriolo Capreolus capreolus.
Tipologia di cattura:
la Stazione di Monte Vaccaro opera mediante una costante e standardizzata attività di cattura e inanellamento secondo le modalità indicate nel protocollo operativo del Progetto Alpi, così come sono riportate nel suo aggiornamento 2014. Per tutto il periodo della ricerca la metodologia di cattura consiste nell'utilizzo di tre transetti di reti verticali tipo mist-
Obiettivi della Stazione:
Le catture effettuate sugli uccelli in migrazione, condotte secondo metodologie standardizzate per alcuni anni, possono consentire di ricavare dei trends sulle variazioni di densità delle popolazioni migranti e di confrontarli con quelli accertati da altre stazioni d'inanellamento. Pertanto la Stazione di Monte Vaccaro si prefigge di indagare una serie di aspetti legati all'ecologia delle popolazioni presenti ed alla migrazione, quali
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Inanellatori:
il referente della stazione è Sergio Scebba con la collaborazione di Vittorio Vigorita.
Le catture